martedì 8 dicembre 2009

Ultima chance: Copenaghen

A Copenaghen, 192 paesi hanno l'ultima (e già tardiva) opportunità di salvare il mondo. Affascinante è che questa volta, il pericolo mondiale non è il comunismo né la suina, non sono gli alieni né il 2012, neanche gli ebrei, le streghe, i rom e la peste...bensì il capitale. Il pericolo siamo noi stessi: il consumo eccessivo e i suoi danni. Per la prima volta nella storia, l'uomo ammette che l'arma che gli ha sempre assicurato il successo e lo sviluppo, la conquista del mondo, la supremazia sopra ogni popolo, è proprio quella che sta compromettendo la sua esistenza nel futuro. Il cambiamento climatico è stato prodotto solo negli ultimi 300 anni, le conseguenze probabilmente dureranno per secoli e le possibilità di controllarlo saranno determinate nei prossimi 14 giorni. I fatti sono chiari: negli ultimi 100 anni circa, la temperatura media del globo è aumentata di circa 0,8 °C con catastofi all'ordine del giorno e lo scioglimento inarrestabile di calotte e ghiacciai. Il progetto (o meglio, la speranza) è di evitare un incremento di temperatura di 2 °C, possibile se il picco di emissioni di Co2 si realizzi nei prossimi 5-10 anni. Arrivano buone notizie da Cina e Usa (le nazioni più inquinanti del mondo) che mostrano credibili aperture. La UE come al solito è abbastanza compatta e con forza si afferma come un blocco compatto ambientalista e lo stesso Brasile di Lula assicura una sostanziosa riduzione delle emissioni. Insomma, con un pò di cautela si respira un aria di ottimismo e c'è speranza che questo non sia l'ennesimo summit fantoccio ma quello "giusto" che può cambiare le cose. Si parla di restrizioni più efficaci, premi a chi riforesta e di un fondo di 200 miliardi di euro l'anno da destinare alle società in via di sviluppo, forse per evitare che diventino come noi...In programma veramente c'è già un altro meeting previsto per giugno a Bonn, ma sarebbe solo un occasione per ufficializzare il trattato, e non per ricominciare il lavoro da capo. L'Italia come al solito temporeggia con fischietti, coriandoli e Frattini che auspica ad un accordo vincolante per tutti, in ugual modo...amen. E tra i leader delle grandi potenze mondiali non poteva mancare Ratzinger, che dal suo balconcino sul cortile San Pietro, ha manifestato la sua preoccupazione verso i cambiamenti climatici, magari spinto da un guasto ai termosifoni del Vaticano. Josef infatti ha lanciato un profondo e intelligente appello:"salvate i giovani" informando poi con una nota che intendeva solo quelli di CL.
Certamente siamo noi paesi più sviluppati a dover fare la parte più importante e consumare meno. Le nostre abitudini sono insostenibili dalle capacità rgenerative del globo, tanto che a questo ritmo, avremmo bisogno di altre 2 "Terra" per sostenerci. Questo non vuol dire per forza sacrificio e disagio: infatti nazioni che già da anni hanno adottato la filosofia verde (vedi Islanda, Spagna, California ecc...) stanno godendo di enormi benefici economici, sociali ed ambientali e proprio dall'anno scorso, gli investimenti globali verso le fonti energetiche rinnovabili hanno superato quelli verso le energie fossili. Le stesse raffinerie e centrali nucleari hanno largamente sospeso o annullato gli interventi di restauro perché sono coscienti che gli impianti, fra pochi anni, verranno chiusi. C'è ottimismo nell'aria e fortunatamente anche fra i politici. Nella storia, le nostre più grandi invenzioni e scoperte sono state frutto della competizione fra stati; oggi invece la battaglia è per la sopravvivenza della vita sulla Terra e ci vede tutti alleati verso un unico scopo: sopravvivere a noi stessi. A questa battaglia nessuno ha il diritto di voltare le spalle, nè va del nostro stesso futuro.

1 commento:

fabio ha detto...

da Il Fatto Quotidiano del 08/12/2009
“Se impiegassimo a dovere i rifiuti
organici, gli scarti agricoli, le deiezioni animali provenienti da allevamenti e i fanghi derivati dalla depurazione delle acque, potremmo produrre 20 terawattora elettrici all’anno, l’equivalente di tre centrali nucleari. Ma in tempi molto più brevi, a costi bassi e senza impatti sull’ambiente”. Parole di Sergio Piccinini, direttore del Centro ricerche produzioni animali, intervenuto al Greenergy Expo.
Il biometano è molto diffuso nel nord
Europa: in Svezia, ad esempio, costituisce il 50% di tutto il metano per autotrazione venduto ai distributori. In Italia invece, dove circolano quasi 600 mila vetture a metano, praticamente non è utilizzato: su 8,5 milioni di tonnellate di scarti prodotti ogni anno, solo 2 milioni ne vengono selezionati e riciclati. Altra fonte energetica rinnovabile poco sfruttata è il "cippato", che si ottiene da scarti agricoli e dalle parti non utilizzabili delle piante, come potature o altre parti di scarto. È un combustibile particolarmente economico, dal momento che una tonnellata costa in media 40-50 euro. E in Italia abbiamo circa 8 milioni di ettari di foreste!
(di Jacopo Fo, Simone Canova, Maria Cristina Dalbosco, Gabriella Canova)