martedì 26 gennaio 2010

Licenziato perché laico

“O date ragione a me e rimuovete i crocifissi da tutte le aule di giustizia italiane, oppure non potete far altro che cacciarmi dalla magistratura”. Così sia.
Rimosso dall’ ordine giudiziario. La sezione disciplinare del Csm ha deciso il più pesante dei provvedimenti per Luigi Tosti, il giudice di Camerino che in nome della laicità dello Stato, si è rifiutato di tenere udienze nelle aule in cui è esposto il crocifisso. L’ organo di autogoverno delle toghe ha usato la mano pesante nei confronti del magistrato che, poco meno di un anno fa, aveva ottenuto in Cassazione, in sede penale, un risultato importante nella sua battaglia. I supremi giudici avevano annullato senza rinvio la condanna a sette mesi di reclusione per interruzione di pubblico servizio e di omissione di atti di ufficio perché per lo stesso motivo non aveva svolto le udienze dal maggio 2005 al gennaio 2006 (15 in tutto). La Procura inizialmente mise a disposizione del giudice un 'aula senza crocefisso, ma Tosti si rifiutò ugualmente di esercitare la sua carica fino a quando tutti i Tribunali italiani non fossero stati liberi dalle croci. Poiché ciò sarebbe impensabile nella cattolicissima Italia, il giudice ufficialmente fu rimosso per violazione dei " doveri istituzionali e professionali di diligenza e di laboriosità, con grave e reiterata inosservanza delle disposizioni relative alla prestazione del servizio giudiziario". Con la scusa della sua protesta, l'hanno fatto fuori: giustizia fatta. Impensabile un tribunale senza cristo, come un'officina d'auto senza i calendari Pirelli. Scherzi a parte, ancora una volta il crocefisso esce dal suo posto e si inchioda sempre più negli spazi pubblici, i quali (per quanto sancito dalla costituzione) dovrebbero essere liberi da riferimenti religiosi di qualsiasi tipo, essendo l'Italia uno stato (pseudo) democratico e libero (almeno sulla Carta). Non basta la Costituzione, non basta la sentenza del tribunale europeo che sancisce la necessità di togliere i crocefissi dalle scuole italiane. Proprio stamattina, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, ha fatto sapere che è pronto il ricorso alla sentenza di Strasburgo e già il cardinal Bagnasco ha espresso apprezzamento per l'iniziativa che mira ad abbattere "una sentenza contro la gente". Non bastavano gli interventi vergognosi di personaggi cattolicissimi come Castelli che propose di porre il crocefisso nella bandiera italiana, o il ministro La Russa con le sue cattolicissime parole "possono morire, ma il crocifisso non lo togliamo dalle scuole". Lo sbandierano come un simbolo di pace, di un ideale, di una tradizione. Giustificano la sua presenza ovunque come monito continuo di benevolenza e giustizia. Eppure lo difendono con arroganza e violenza...farebbero qualsiasi cosa pur di vedere appeso quel simbolo di "pace". De André, nella sua canzone Il testamento di Tito scriveva "Lo sanno a memoria il diritto divino, ma scordano sempre il perdono", come per dire che l'abito non fa il monaco e spesso le credenze religiose perdono il loro significato profondo per diventare davvero solo simboli con chiari e marcati lineamenti politici.
Niente da fare. Il crocifisso rimane in tutte le aule, sia giudiziarie che scolastiche, negli ospedali, alle poste, dal meccanico. Addirittura in edicola è uscita una collezione di "crocefissi d'autore". Finché vende, si cavalca l'onda. Proporrei di fare semafori a croce, col volto del diavolo che appare quando scatta il rosso.
Quale altra nazione (non dico europea ma del mondo intero), licenzierebbe un giudice per le sue posizioni troppo laiche?

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