martedì 26 gennaio 2010

Tempi stretti e processi brevi

Per due giorni abbiamo atteso smentite alle indiscrezioni pubblicate l’altroieri dal Pompiere della Sera sul presunto "patto Berlusconi-Fini": il "processo breve" approvato al Senato verrà congelato alla Camera fino al 25 febbraio, quando è prevista la sentenza della Cassazione su David Mills. Se la Cassazione annullerà la condanna a Mills per essere stato corrotto da Berlusconi, il processo a Berlusconi per avere corrotto Mills sarà virtualmente morto e dunque non sarà più necessario ammazzarlo per legge. Così la legge si inabisserà a Montecitorio e lì riposerà in pace per sempre, mentre a bloccare gli altri processi al premier provvederà l’immunità per le alte cariche (lodo Alfano costituzionale turbodiesel a trazione integrale) o per tutto il Parlamento (lodo Chiaromonte-Violante, dal nome degli astuti piddini che si danno un gran daffare per regalare l’impunità a B.).
Se invece la Cassazione dovesse condannare definitivamente Mills, segnando così il destino di B., il processo breve sarà approvato a tappe forzate, devastando definitivamente quel che resta della Giustizia. Né Berlusconi né Fini hanno smentito questa ricostruzione, anzi ieri Angelino Jolie (Angelino Alfano, ministro della Giustizia ndr) l’ha indirettamente confermata: fino a qualche ora prima giurava sull’irrinunciabilità del processo breve ("ce lo chiede l’Europa", "danneggerebbe appena l’1% dei processi"); ora ripete tutto giulivo, nella certezza di non poter perdere la reputazione essendosela già giocata da tempo, che "il processo breve non è il Vangelo".
Se dunque le cose stanno così, siamo di fronte a un plateale ricatto del governo alla Cassazione: o salva Berlusconi dal suo processo, o non si salva più nessun processo...

Leggi il resto dell'articolo "Tu chiamale se vuoi, estorsioni" di Marco Travaglio.

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