sabato 6 febbraio 2010

Nobel ad Internet

La potenza di internet è innegabile e il web è forse la più grande invenzione democratica della storia dell'uomo. La fluidità e velocità in cui miliardi di informazioni vengono liberamente pubblicate ogni istante, permette un scambio culturale potenzialmente infinito fra i popoli, e questo chiaramente spaventa i regimi della terra...
E se il prossimo Nobel per la Pace lo vincesse Internet? La proposta, (lanciata da Wired, rivista di culto dedicata ai nuovi mondi della rete) ha ottenuto l'appoggio di Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003 per la sua attività a difesa dei diritti umani in Iran. Ed è proprio dall'Iran e dai video della rivolta di Teheran che parte la richiesta di Internet for Peace. Come le immagini di Neda, la ragazza uccisa durante gli scontri della scorsa estate, il cui sguardo ripreso da un telefonino e rimbalzato sui computer di tutta la rete è diventato il simbolo drammatico della protesta. O come i video clandestini sulle perquisizioni notturne della polizia iraniana a caccia degli studenti ribelli. Per non parlare dei blog, capaci di rompere la censura, in Cina come a Cuba e ancora in Iran per portare la voce di chi si ostina a resistere e a sognare un mondo diverso (a questi paesi, è da aggiungere l'Italia nella lista degli unici stati al mondo ad aver manifestato dissensi contro il web ed aver ostacolato il libero scambio di informazioni nella rete virtuale. ndr). "Internet può anche essere usata per favorire guerre e terrorismo, come dimostra l'opera di proselitismo dei talebani. Ma il passaparola della sollevazione a Teheran che ha viaggiato al ritmo di 220mila messaggi all'ora - ha detto Shirin Ebadi a Wired Italia - è stato troppo impetuoso per lasciare anche il minimo dubbio sul fatto che senza la rete, la stessa rivolta non sarebbe stata possibile. Non è un caso che ai primi processi contro i dimostranti, il procuratore generale abbia accusato Google, Facebook, e Twitter di complottare contro l'ordine costituito".
L'appoggio politico all'iniziativa da parte del senatore democratico Vincenzo Vita, servirà a dare peso alla proposta, soprattutto quando le delegazioni dei diversi Paesi dovranno recarsi a Oslo a sostenere la candidatura. Resta un quesito. Se nel 2010 il Nobel per la Pace dovesse davvero andare a Internet, chi andrà a ritirare il premio e pronunciare il discorso? Nel democratico mondo della rete nessuno ha più diritti degli altri. E questo, da solo, è già un ottimo motivo per sostenere la candidatura.

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