giovedì 23 dicembre 2010

Vieni via con me

Da: "Italia dall'estero". Articolo del giornale "Pùblico"

“Tutto è diventato accettabile. E questo ha portato ad indifferenza e rassegnazione, in maniera tale che o accetti il compromesso o te ne vai “. Alberto è di Napoli, ha 38 anni, una laurea in economia e lavora in un call center a Barcellona. Parla con nostalgia, ma anche con speranza. “L’importante è la qualità della vita, e al mio paese non ne avevo”. Alberto, utente del Bicing [servizio comunale di biciclette, N.d.T.], amante del mare e della montagna da buon napoletano, è uno dei 22.946 italiani che ci sono a Barcellona, secondo il censimento del primo gennaio di quest’anno. Circa la metà di essi (il 48%) però, è nata in Sud America (soprattutto in Brasile, Uruguay e Argentina). Ma vi è anche un certo numero di italiani non censiti perché ancora residenti nel loro Paese. Per il secondo anno consecutivo, quella Italiana è la più numerosa comunità straniera nella capitale catalana. Lo dimostra il fatto che quando si sente parlare italiano a Barcellona non necessariamente si tratta di un turista o di un Erasmus. Camerieri, giornalisti, pony express, insegnanti, fotografi, medici, avvocati o muratori si sono stabiliti a Barcellona negli ultimi cinque o dieci anni. Alcuni, come Alberto, non fanno esattamente il lavoro per cui hanno studiato. “Non siamo di fronte a una fuga di cervelli, ma piuttosto ad una fuga di cuori” osserva Marcello Belotti, attore, traduttore e insegnante di 39 anni, negli ultimi cinque a Barcellona. La maggior parte di questi nuovi barcellonesi ha tra i 25 ei 45 anni e ha voluto cambiare aria perché non sopporta la situazione in Italia. La prima preoccupazione è di carattere politico. “Diciamo che la democrazia in Italia è molto limitata”, dice Marcello. Ma poi va oltre: “Non mi sento di ritornare in un paese fascistoide“.
Andrea De Lotto, 45 anni, insegnante alla scuola italiana, ha lasciato l’Italia nel 2001. È scandalizzato dal discorso della destra: “Dagli anni Novanta la situazione è diventata insostenibile. La Lega Nord ha iniziato a inviare il suo messaggio razzista contro i meridionali, ora lo fa contro gli stranieri” dice, ricordando “con vergogna” episodi come quello dei campi rom bruciati, la corruzione, le aggressioni, i gruppi neofascisti in aumento, le ronde dei cittadini per difendersi, le leggi ad-personam…[...]
La morale del Vaticano
Luna e Sara hanno 29 e 32 anni e sono una coppia di fatto. La prima è fotografa, la seconda designer grafica. Hanno lasciato l’Italia per ovvi motivi, non sopportavano la morale di un paese fortemente influenzato dal Vaticano che non le ha mai accettate fino in fondo. “Il paragone con la Spagna è brutale”, dice Luna.
Alberto, anche lui omosessuale, si lamenta della leggerezza con cui si affronta l’argomento: “Ne fanno riferimento esclusivamente i reality show, è vergognoso.”
E la Sinistra, che ruolo ha? Tutti gli intervistati concordano sul fatto che è complice della situazione. “Non ha creato un discorso unitario, ha consegnato il potere alla destra”, afferma Antonio Paolo Russo, professore presso l’Università Rovira i Virgili, 41 anni, che era legato al PCI e poi al PDS (Partito Democratico della Sinistra). De Lotto, l’insegnante elementare milanese, chiarisce questa valutazione: “La sinistra è andata perdendo contatto con la gente e molti lavoratori si sono fatti convincere dal linguaggio della destra, che ha giocato la carta della paura: “difendi casa tua dal marocchino, il tuo lavoro e la tua famiglia”, gli dicono.
“Non hai bisogno di un esercito per imporre una dittatura”, afferma Michele Tabucchi – figlio dello scrittore toscano Antonio Tabucchi -, fotografo di 39 anni che ammette che nel suo paese c’è stata una “rivoluzione culturale televisiva negli ultimi decenni che ha trasformato i cittadini in telespettatori.” Lui era piccolo, ma ricorda un’altra Italia: “Ho vissuto il terrorismo e la mafia, altri tempi, ma anche un’Italia più solidale, più sincera, più viva e più simpatica. Il potere dei mezzi di comunicazione è brutale.”
Ma che cosa fanno questi italiani? Se ne vanno, abbandonano la nave? “Non si tratta di un coniglio che fugge” spiega Claudia. “Andarsene non è sempre facile. La situazione di scoraggiamento è molto forte. Io non credo che sia un atto di codardia”. Non lo è. Lo dimostrano iniziative come Lo Sbarco o associazioni come AltraItalia, che mirano a far conoscere dal di fuori la situazione del paese. Parlano di cambiare l’Italia? “Non esageriamo…” dice Marcello, “semplicemente vogliamo spiegare problemi che dall’interno sono difficili da spiegare per via del terribile potere dei media”. L’insegnante della Scuola italiana fa un esempio per spiegare questa differenza: “Quando butti una rana in una pentola d’acqua bollente, quella salta e se ne va; quando l’acqua è tiepida però, e la fai scaldare lentamente fino a farla bollire, la rana non si rende conto di cosa sta succedendo e ci resta dentro finché muore”. Torneranno a casa? Per la maggior parte l’Italia sarà sempre il paese più bello del mondo, ma Barcellona è diventata la loro casa. “Ho poche speranze che tutto questo cambi: non vedo un altro Rinascimento al momento. E non è pessimismo, è realismo”.

Nessun commento: