sabato 29 gennaio 2011

Dalla notte dei picchetti al blocco del porto

Da Globalproject.info
Ancona: E' iniziata presto nelle Marche la giornata di sciopero generale del settore metalmeccanico indetta dalla Fiom. L'appuntamento era per le ore 3.00 davanti ai cancelli dello stabilimento Fiat Cnh di Jesi: la suggestione era quella della 'notte rossa del picchetto'. La Fiom marchigiana e la rete dei Centri Sociali l'avevano annunciato fin dall'assemblea con Maurizio Landini al Csoa Tnt lo scorso 20 gennaio. L'obiettivo è quello di sperimentare pratiche condivise di mobilitazione, percorsi costituenti dell'agire in comune dei movimenti. Così, diverse centinaia di persone si sono ritrovate davanti ai cancelli della New Holland di Jesi e di fronte ad altre grandi fabbriche della zona industriale jesina come la Caterpillar. Studenti e precari, operai e migranti insieme per bloccare la produzione e garantire anche ai lavoratori non garantiti, dal basso, il diritto a sottrarsi dall'imposizione dei tempi e degli spazi della produzione. Riscaldati dalla musica del sound-system e dai bracieri improvvisati dai lavoratori, i manifestanti hanno bloccato gli ingressi delle maggiori fabbriche della zona in occasione dei cambi turno del primo mattino per impiegati e operai. Un contributo fondamentale al successo dell'astensione dal lavoro proclamata dalla Fiom: i primi dati diffusi dal sindacato parlano di una media dell'80% di adesione allo sciopero nelle principali industrie della regione: Ariston, Indesit, Elica, Caterpillar. Si sfiora il 98% alla Fiat Cnh.
Dai presidi ai cancelli, verso le 9.00, i manifestanti fanno rotta verso la Fiera della Pesca di Ancona, dove si stanno dirigendo decine di pullman da tutta la regione.
Per le 10.30 inizia a muoversi il corteo regionale: lo aprono gli operai Fiom che hanno presidiato le fabbriche nella notte. Subito dietro il sound-system del Csoa Tnt e il lungo spezzone che segue lo striscione Uniti Contro la Crisi. Il serpentone dei manifestanti attraversa tutto il centro città, si sofferma appena a scandire qualche slogan sprezzante nei confronti del governo al passaggio del corteo nelle vicinanze della sede regionale del Pdl. L'obiettivo è il blocco totale della circolazione di merci e mezzi in entrata e in uscita dallo scalo dorico. Gli attivisti dei centri sociali si fermano al terminal sud, gli operai Fiom e Fincantieri bloccano l'accesso nord: il porto di Ancona è completamente bloccato, il traffico in tilt arriva a paralizzare anche la statale adiacente.
Sono oltre 7000 le persone che hanno preso parte alla manifestazione e hanno condiviso le pratiche di generalizzazione dello sciopero nelle forme del blocco della circolazione. Una giornata storica, una delle più imponenti manifestazioni che abbiano mai attraversato il capoluogo marchigiano. Il corteo termina all'interno delle banchine del porto, liberandolo ancora una volta dalle gabbie dei respingimenti, restituendolo alla città: decine di interventi che si susseguono dal palco in una grande assemblea che racconta di come le battaglie per i beni comuni si sono intrecciate con le mobilitazioni studentesche incontrando gli operai che si battono per la dignità contro i ricatti.
Una giornata, quella del 28 gennaio, che racconta di quel 'comune sociale' che a partire dalla medesima condizione di precarietà, ha scelto di tentarne il rovesciamento: "quello di oggi è uno sciopero costituente, verso il comune politico dei movimenti per costruire l'alternativa sociale alla crisi. Per ritrovare il tempo della trasformazione". Dal palco, le parole di un delegato rsu si uniscono a quelle di un precario della scuola, l'indignazione di uno studente medio fa eco alla determinazione di un militante per l'acqua pubblica: in piazza, i movimenti costruiscono senso comune per estendere l'opposizione e la conflittualità sociale a partire dalla rivendicazione dello sciopero generale e generalizzato, qui e ora. Perchè, come conclude Sergio Bellavita, segretario nazionale Fiom, "un intero continente e oltre, dalla Tunisia all'Egitto, da Londra ad Atene, ha preso la parola per difendere la dignità e i diritti contro la crisi, ha dimostrato che riberllarsi è giusto".

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