martedì 29 marzo 2011

Arriviamo al nocciolo...

Mentre pioggia radioattiva comincia a scendere nelle dolci pianure degli Stati Uniti, mentre vengono riscontrate radioazioni fino a 50 Km di distanza dalla centrale, mentre plutonio radioattivo si disperde nelle Acque del Pacinfico inquinando il plancton e quindi tutte le catene alimentari dell' Oceano e mentre le prime tiroidi nipponiche cominciano a trasudare Iodio radioattivo 131...mass-media e giornali italiani già cominciano a non parlare più di Fukushima, mano mano che ci si avvicina alla data del Referendum...

Ma noi non ci stiamo.

Il ritrovamento di tracce di plutonio all’esterno della centrale di Fukushima puo’ essere una conferma del danneggiamento del nocciolo di uno dei reattori, ma non ‘dice’ nulla di piu’ sulla situazione nell’impianto giapponese. “Il ritrovamento non e’ strano, considerato il danno subito dalla centrale – spiega Giuseppe Forasassi, docente del dipartimento di Ingegneria Nucleare dell’universita’ di Pisa – fa pensare alla fusione parziale del combustibile dei reattori, ma potrebbe venire anche dal danneggiamento di quello esausto contenuto nelle centrali. Questo elemento puo’ poi aver trovato una ‘via di uscita’ dagli impianti di areazione o da qualche valvola, oppure da fessurazioni nel contenimento”.

L’episodio, spiega l’esperto, potrebbe forse portare a un innalzamento del livello dell’incidente: “Il plutonio e’ molto velenoso dal punto di vista chimico, piu’ che radiologico – spiega Forasassi - quindi il problema ambientale puo’ essere grave. Sembrerebbe da escludere pero’ una contaminazione su larga scala, anche se ne dovesse uscire ancora dovrebbe restare al massimo a 20-30 chilometri”.

Mentre le radiazioni dell’impianto nucleare di Fukushima incombono ancora sul Giappone, gli Stati Uniti decidono di bloccare l’importazione di alimenti dalle quattro prefetture nipponiche raggiunge dalle radiazioni, nel Nord-est del Paese. In particolare, la Food and Drug Administration ha annunciato lo stop all’import di latte fresco, verdura e frutta prodotti o lavorati nelle prefetture di Fukushima, Ibaraki, Tochigi e Gunma.

La Corea del Sud potrebbe essere la prossima a prendere una decisione simile, bloccando l’arrivo degli alimenti ad alto rischio contaminazione, mentre la Francia ha chiesto alla Commissione europea di armonizzare i controlli sulla radioattività nei prodotti che provengono dal Giappone. Il Paese colpito dal peggior disastro nucleare dai tempi di Chernobyl nel 1986, dal canto suo, ammette di aver trovato radiazioni sopra la soglia di sicurezza in 11 tipi di vegetali nell’area colpita, oltre che nel latte e nell’acqua, ma assicura che non ci sono gravi pericoli e sollecita il resto del mondo a non reagire in modo ingiustificato.

Il governo giapponese annuncia che la ricostruzione del Paese sarà basata sull'uso di fonti energetiche rinnovabili.

Ernesto Burgio fa parte del Comitato scientifico Isde-Italia (International Society of Doctors for the Environment ndr), e ti spiega la situazione della NUBE RADIOATTIVA in Europa e fa paragoni con Chernobyl e con le radiazioni in Grecia e Norvegia...

Fonti: Ecquo,

Cadoinpiedi


lunedì 28 marzo 2011

l'Aquila non esiste

Torna di moda il campeggio all'Aquila....
Nuovo esempio di TV-Regime ieri a Forum, solo che sta volta ci vanno di mezzo i morti e gli sfollati...

Da Il Fatto:
Che spesso a Forum ci siano attori a interpretare i protagonisti delle varie cause, è cosa nota e non fa notizia. Altro discorso è, tuttavia, quando questa prassi viene utilizzata per veicolare concetti cari al Governo. Come il presunto “miracolo aquilano”.
Ecco cosa va in onda nel corso della puntata di venerdì 25 marzo, la mattina, su Canale5 (la si può vedere per una settimana sul sito ufficiale).
Rita Dalla Chiesa presenta una causa di tal Marina, sedicente aquilana terremotata e titolare di un negozio di abiti da sposa. La signora chiede all’ex marito, da cui è separata, un contributo una tantum, in luogo degli alimenti, per far ripartire la propria attività. Nel corso del dibattito, la signora dice, fra l’altro, che dopo il terremoto «Hanno riaperto tutte le attività, manca solo la mia. Stanno pure ricostruendo. Anzi, dobbiamo ringraziare qualcuno che non ci ha fatto mancare niente.» Racconta la notte del 6 aprile, la descrive come «la fine del mondo. Si sono staccati persino i termosifoni dal muro.» Dice di non voler fare la terremotata a vita, di volersi rimboccare le maniche, poi ringrazia il Presidente, il Governo: «Tutti hanno le case, coi giardini, coi garage, nessuno sta in mezzo alla strada, le attività stanno riaprendo, voglio riaprire anche la mia.» Dell’emergenza abitativa all’Aquila si è già detto.
Dalla Chiesa la incalza: «So che adesso mi tirerò addosso gli strali, ma dovete ringraziare anche Bertolaso, perché ha fatto un grandissimo lavoro». Comincia a diventare chiaro il messaggio: la signora Marina, che vincerà la causa, rappresenta l’ottimismo e la gratitudine, l’ex marito invece è il pessimista ingrato. Una rappresentazione binaria della realtà aquilana, che naturalmente non corrisponde al vero.
Quando il giudice si ritira per deliberare, durante il talk show di commento, la cosa diventa ancora più evidente. La signora Marina dichiara, per esempio: «Sono rimaste fuori solo 300/400 persone, stanno in hotel perché gli fa pure comodo, mangiano, bevono e non pagano nulla, pure io ci vorrei andare.»
La cosa, come si può verificare dal sito ufficiale del Commissario per la ricostruzione, non risponde al vero e non rappresenta la realtà aquilana. Ma c’è dell’altro. La signora non è aquilana. Su Facebook, fra i terremotati, la notizia comincia a circolare: Marina sarebbe, in realtà, una fioraia di Popoli (in provincia di Pescara). Non una terremotata. E gli aquilani veri cominciano a protestare (e puoi farlo anche tu, per poi cliccare su "non mi piace più") sulla pagina Facebook del programma, in maniera veemente. I tentativi di riequilibrare il dibattito in studio vengono lasciati a poche voci disinformate: una ragazza sostiene di aver lavorato con la Protezione civile e dice che all’Aquila ci sono ancora le tendopoli. Ovviamente non è vero. Arriva persino un ragazzo veneto che propone la retorica del bisogna rimboccarsi le maniche. Il quadro si completa.

Da Il Centro
"Non immaginavo di scatenare questo putiferio, chiedo scusa all'Aquila e all'Abruzzo". Marina Villa, 50 anni di Popoli, chiede perdono per le frasi dette durante la trasmissione televisiva Forum, condotta da Rita Dalla Chiesa su Canale 5. La figurante interpretava la parte di una "terremotata aquilana e commerciante di abiti da sposa" in separazione dal marito. Marina, oltre che interpretare il ruolo assegnatole nella finta causa, è andata oltre e ha fatto il punto sulla ricostruzione: "L'Aquila è ricostruita"; "Ci sono case con giardini e garage"; "La vita è ricominciata"; e soprattutto quel "ringraziamo il presidente..." che ha fatto scappare le polemiche. Parole che, sostiene Rita: "Nessuno mi ha detto di dire queste cose, le ho dette di mia iniziativa per rendere la cosa più vera", ma di cui ora chiede scusa pubblicamente

domenica 27 marzo 2011

La merkel seppellita dal nucleare

BERLINO - Pesantissima e duplice disfatta di Angela Merkel e del suo vice Guido Westerwelle in Germania. La Cdu della Cancelliera perde clamorosamente il potere nel ricchissimo Baden-Wuerttemberg dove governava dalla fondazione della Repubblica federale. E resta all'opposizione in Renania-Palatinato. Nel Baden-Wurttemberg, da sempre simbolo del centrodestra tecnocratico ed efficiente e della prosperità del "modello Germania", probabilmente il prossimo governatore sarà il leader locale dei Verdi, Winfried Kretschmann. Per la prima volta nella Storia cioè un ecologista guiderà uno dei 16 Stati della federazione.
Non è dunque bastato ad Angela Merkel e al leader liberale, vicecancelliere e ministro degli Esteri Guido Westerwelle promettere l'addio al nucleare, con un voltafaccia clamoroso, dopo la tragedia in Giappone; non è servito cavalcare i sentimenti pacifisti dell'opinione pubblica schierandosi con Cina e Russia e contro la maggioranza dell'Unione europea e della Nato sul caso Libia. Il voto di oggi appare il più importante nel 'Superwaljahr 2011', e il più catastrofico per la cancelliera e per il suo centrodestra. Da stasera la 'donna più potente del mondo' appare piuttosto un lame duck, un'anatra azzoppata. Le basi del suo potere vacillano, i nemici interni nel centrodestra rialzano la testa. I più pessimisti vedono nei risultati persino un possibile inizio del suo tramonto. L'instabilità politica tedesca pesa su tutta l'Europa, il governo federale che su ogni tema, dal nucleare alla Libia all'austerità per salvare l'euro, cerca di dar lezione e impartire ordini ai partner europei, si trova davanti alle macerie del suo potere.
Secondo le prime proiezioni derivate come di consueto dagli exit polls resi pubblici subito dopo la chiusura dei seggi alle 18 (dati di consueto molto precisi) in Baden-Wuerttemberg la Cdu che era al potere da quasi 60 anni crolla dal 44,2 per cento delle ultime elezioni (2006) al 38 per cento, i suoi alleati liberali (il partito di Westerwelle) escono addirittura più che dimezzati, precipitando dal 10,7 per cento a un risultato attorno al 5 per cento. Possono cioé rischiare di finire di poco al di sotto del quorum del 5 per cento necessario a entrare nel Landtag, il parlamento dello Stato. Volano invece i Verdi, che dall'11,7 per cento passano al 25 diventando prima forza della sinistra. Sorpassano persino la Spd (socialdemocrazia) che dal 25,2 per cento cala al 23,5. La linke, la sinistra radicale, è al 3 per cento, quindi sotto il quorum.
Da Repubblica

venerdì 25 marzo 2011

Se la scienza italiana dice che lo tsunami è "giustizia di Dio"...

Da il Fatto
“Le grandi catastrofi sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio” e “sono talora esigenza della sua giustizia della quale sono giusti castighi”. Monsignor Orazio Mazzella, arcivescovo di Rossano Calabro lo scriveva all’indomani del terremoto di Messina del 1908. Tuttavia, nonostante sia passato più di un secolo, quelle parole sono ancora di attualità per uno degli esponenti di spicco del mondo scientifico italiano. Il 16 marzo scorso, infatti, nel corso della tramissione ‘Radici cristiane’ su Radio Maria, il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) Roberto De Mattei ha citato a più riprese lo scritto di Mazzella per spiegare agli ascoltatori il senso escatologico dello tsunami in Giappone. Parole che hanno creato sconcerto in Rete, dove la notizia è rimbalzata tra i blog fino alla pubblicazione di un appello per chiederne le dimissioni.
All’interno della comunità scientifica, il primo a intervenire in modo netto per chiederne le dimissioni è Stefano Moriggi, filosofo della scienza (università di Bergamo) che in una nota su Facebook ha lanciato il messaggio. “De Mattei dovrebbe dimettersi per manifesta incompatibilità tra le sue idee e la carica che ricopre”, spiega. “Non è in gioco la libertà di pensiero o di espressione di chicchessia. Ciascuno può pensarla come gli pare. Può persino seguire le orme di Pangloss, il docente di ‘metafisico-teologo-cosmo-scemologia’ che insegnava ad Candido di Voltaire che ‘tutto essendo fatto per un fine, tutto è necessariamente per il fine migliore’. Ma, appunto, non dovrebbe occuparsi di scienza”. Moriggi evidenzia la totale assenza di coerenza tra “la ricerca, i suoi metodi, i suoi dati, il suo linguaggio e i suoi referenti istituzionali. De Mattei deve sapere che per gli scienziati le catastrofi non ‘sono esigenza della giustizia divina’”.
Non è la prima volta che De Mattei finisce al centro delle polemiche. Nel 2009 il Cnr ha pubblicato “Evoluzionismo. Il tramonto di un’ipotesi” (Cantagalli), un volume costato 9.000 euro di finanziamento pubblico che raccoglieva gli atti di un seminario organizzato dallo stesso De Mattei sulle teorie creazioniste. Che il vicepresidente del Cnr ritiene poggino su una solida base scientifica, a differenza di quanto sostengono gli evoluzionisti. In risposta alle critiche, De Mattei aveva affermato di trovare “incredibilmente incoerente che ci si possa dichiarare cristiani ed evoluzionisti” e che “Adamo ed Eva sono personaggi storici e progenitori dell’ umanità”. Ricorda Moriggi: “Il 2009 è stato l’anno di Charles Darwin, visto che ricorreva il bicentenario della nascita e il centocinquantesimo dalla pubblicazione dell’Origine delle specie. Per l’occasione, De Mattei ha pensato che il Cnr dovesse distinguersi per l’organizzazione di un workshop che ha esposto il prestigioso ente di ricerca al pubblico ludibrio internazionale, schierandolo di fatto sulle posizioni del peggior creazionismo disponibile sul mercato della pseudoscienza”.
Se proprio vuoi, sentiti l'audio "Cari amici di Radio Maria" sono il vicepresidente del Cnr.

Chi è Roberto de Mattei:
Dal 2002 al 2006 consigliere per le questioni internazionali di Gianfranco Fini, quando ricopriva il ruolo di vicepresidente del Consiglio, De Mattei è stato nominato vicepresidente del Cnr nel 2004. Poi la riconferma nel 2008. Insegna anche Storia del Cristianesimo e della Chiesa presso la privata Università europea di Roma, dirige il mensile “Radici cristiane” ed è presidente della Fondazione Lepanto, “un’istituzione no-profit fondata a Washington D.C. nel marzo 2001 in difesa dei principi e delle istituzioni della Civilità Cristiana”. Un curriculum in linea con le sue posizioni creazioniste ma non altrettanto coerente con il suo ruolo nel Cnr, secondo Moriggi. “Non pochi a dire il vero hanno alzato la voce contro la sua nomina a vicepresidente e contro certe sue posizioni o iniziative che hanno lasciato basita la stragrande maggioranza degli scienziati”, puntualizza Moriggi, che ricorda il manifesto pubblicato nel 2003 contro la sua nomina da alcuni esponenti della storiografia accademica, tra i quali Giovanni Miccoli e Paolo Prodi. “Tuttavia in Italia, e non solo nel più ristretto mondo della ricerca, si fatica a ‘far rete’ a causa di un innato individualismo o per una strana e pericolosa mescolanza di indolenza e rassegnazione. Si dovrebbe pensare più seriamente che la ricerca è un bene pubblico che tutti dovrebbero difendere”.

giovedì 24 marzo 2011

Fu omicidio...minore

Che ci serva da lezione per la prossima volta in cui penseremo di stare in una democrazia occidentale...

Da La Repubblica

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, con sentenza definitiva, ha assolto oggi l'Italia dalle accuse di aver responsabilità nella morte di Carlo Giuliani avvenuta durante gli scontro tra manifestanti e forze dell'ordine nel corso del G8 di Genova. Con una decisione presa a maggioranza la Corte ha dato torto ai Giuliani su tutti i punti del loro ricorso e anche sulla parte che riguarda la conduzione dell'inchiesta sulla morte del figlio. I giudici della Grande Chambre non hanno rilevato lacune nell'indagine e su questo punto hanno, quindi, rovesciato il giudizio espresso in primo grado.
Con tredici voti a favore e quattro contrari i giudici della Grande Camera hanno stabilito la piena assoluzione di Mario Placanica, il carabiniere che sparò a Giuliani in piazza Alimonda, confermando così la sentenza di primo grado emessa il 25 agosto 2009. Inoltre la Grande Camera ha assolto l'Italia dall'accusa di non aver condotto un'inchiesta sufficientemente approfondita sulla morte di Giuliani: in questo caso la Corte si è espressa con 10 voti a favore e 7 contrari. La stessa maggioranza si è pronunciata anche per l'assoluzione dell'Italia dall'accusa di non aver organizzato e pianificato in modo adeguato le operazioni di polizia durante il summit
del G8 a Genova.
Palcanica fu incriminato per omicidio volontario ma il procedimento venne archiviato dal gup Elena Daloiso il 5 maggio 2003. Nella sua ordinanza Daloiso, oltre ad accogliere la richiesta di archiviazione per legittima difesa avanzata dal pm Silvio Franz il 2 dicembre 2002, aveva sostenuto come l'uso dell'arma fosse stato "legittimo" e "assolutamente indispensabile e graduato in modo da risultare il meno offensivo possibile".
Scaduti i termini per il ricorso in Cassazione, gli avvocati Pisapia e Vinci avevano deciso di fare appello alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. La famiglia Giuliani, nel ricorso a Strasburgo, ha invocato, in particolare, l'articolo 2 della Convenzione dei diritti dell'uomo (diritto alla vita), sostenendo che la morte di Carlo "è dovuta ad un uso eccessivo della forza" e considerando che "l'organizzazione delle operazioni per ristabilire l'ordine pubblico non siano state adeguate".
Nell'agosto del 2009 la Corte Europea dei diritti dell'uomo, cui i familiari di Giuliani erano ricorsi, ha stabilito che Placanica agì per legittima difesa. La stessa Corte ha tuttavia rilevato alcune carenze nel rispetto degli obblighi procedurali previsti dallo stesso articolo, condannando lo Stato italiano a pagare 40.000 euro ai familiari di Carlo Giuliani, 15.000 euro a ciascuno dei genitori e 10.000 euro alla sorella, in quanto "le autorità italiane non hanno condotto un'inchiesta adeguata sulle circostanze della morte del giovane manifestante" e che non fu avviata un'inchiesta per identificare "le eventuali mancanze nella pianificazione e gestione delle operazioni di ordine pubblico". E si arriva così ad oggi ed ha una sentenza che ribalta, in gran parte, la precedente pronuncia.
"Non è la prima brutta notizia che abbiamo. In ogni caso non ci arrendiamo, continuiamo la nostra battaglia per la verità - dice Giuliano Giuliani, il padre di Carlo - Dal punto di vista legale c'è un'ultima possibilità che sarà una causa civile contro chi ha sparato.Non c'è altra possibilità. Mi auguro che nessuno ci venga a dire che vogliamo rifarci su un povero carabiniere. Lo scopo della causa civile è avere un dibattimento processuale. L'unica cosa che non hanno ritenuto degna di un processo è stata l'omicidio di Carlo. E' vergognoso".

venerdì 18 marzo 2011

I 10 comandamenti dell' atomo

Da www.nuclearlifestyle.it

1. Il nucleare è molto pericoloso
La tragedia di Cernobyl ha dimostrato la pericolosità di questa fonte di energia. Quell’incidente ha causato e causerà ancora nel futuro centinaia di migliaia di vittime e ancora oggi a 23 anni di distanza le ricerche scientifiche mostrano ancora impatti sia sulla flora che sulla fauna. Cresce l’evidenza di leucemie infantili nelle aree vicino alle centrali nucleari.
2. Il nucleare è la fonte di energia più sporca
Le centrali nucleari generano scorie radioattive. Le scorie a vita media rimangono radioattive da 200 a 300 anni, le scorie a vita lunga anche miliardi di anni e non esiste ancora un sistema per la gestione in sicurezza delle scorie nel lungo periodo.
3. Il nucleare è la fonte di energia che genera meno occupazione
Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200 mila nuovi posti di lavoro "verdi" e dunque 10-15 volte l’occupazione indotta dal nucleare.
4. Il nucleare è troppo costoso
Secondo le analisi di primarie società finanziarie, il costo dell’elettricità nucleare da nuovi impianti sarà di 65-70 euro/MWh quasi il doppio della cifra presentata da Enel e governo (40 euro/MWh). Se poi teniamo conto dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento e bonifica degli impianti nucleari, i costi per noi e le future generazioni saranno ancora più elevati.
5. Il nucleare non è necessario
Entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l'obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni di CO2.
6. Il nucleare è una falsa soluzione per il clima
Il nucleare è una scelta inutile ai fini climatici, visto che le centrali saranno pronte certamente dopo il 2020 e invece bisogna ridurre oggi le emissioni di gas serra. Investire sul nucleare sottrae risorse alle fonti davvero pulite, efficienza energetica e rinnovabili.
7. Il nucleare non genera indipendenza energetica
Se il nucleare dovesse tornare in Italia, continueremo a importare petrolio per i trasporti e diventeremo dipendenti dall’estero per l’Uranio e per la tecnologia, visto che il nuovo reattore EPR è un brevetto francese. E, comunque, la Francia leader del nucleare ha consumi procapite di petrolio superiori a quelli italiani.
8. Il nucleare è una risorsa limitata
L'Uranio è una risorsa molto limitata destinata a esaurirsi in poche decine di anni. Nel caso venissero costruiti nuove centrali, l'esaurimento delle risorse di Uranio si accelererebbe.
9. Il nucleare non ha il sostegno dei cittadini
Gli italiani hanno detto NO al nucleare con un'importante scelta referendaria. Oggi i sondaggi di opinione rivelano che la maggior parte dei cittadini non vuole una centrale nucleare nella propria Regione.
10. Il nucleare: più è lontano e minori sono i rischi
Alcuni sostengono che il rischio nucleare c’è già, essendo l’Italia circondata da reattori. È una affermazione scorretta: anche se non è mai nullo, il rischio per le conseguenze di un incidente diminuisce maggiore è la distanza dalla centrale. Le Alpi, come si è visto nel caso di Cernobyl, sono una parziale barriera naturale per l’Italia.

mercoledì 16 marzo 2011

Viva l'Italia che...

Sulla scia della canzone di De Gregori, per questi 150 anni di questa donna stanca e sfrigiata; scriviamoci che cos'è l'Italia, per noi.

"Viva l'Italia che..."
Cosa ti piace di questo stivale, cosa va bene, cosa no, cosa vorresti,
cos'è che manca, cosa dovrebbe mancare...
Qual'è l' "Italia che conta", che cosa si può salvare di questa penisola, cosa si deve far affondare...che cosa ne fa un "bel paese", cosa ne fa una nazione famosa nel bene e nel male...
Pizza, pasta e mandolino. Che fine hanno fatto? Quali sono oggi i nostri simboli,
quali le nostre carattesirtiche.
Che cosa insegneremmo ai nostri figli?
Come descriveresti con una parola...la tua Terra madre ad uno straniero?
Non è certo nazionalismo, né amore per la patria.
E' piuttosto un qualcosa di dovuto, un gesto per chi, per questo fazzoletto di terra, ha combattuto. Per chi ha creduto in questo, per chi è morto perché noi stessimo quì ora.
E' un insulto per quelli che c'hanno pistato sopra
e la sporcano di guerra santa, corruzione, fascismo e capitalismo.
L'unico nostro modo come blog, di partecipare alle celebrazioni della vecchiaia
di questa Terra martoriata, sarà questo.
Scriviamoci questa Costituzione nuova,
questa smisurata preghiera a noi stessi, giovani...
Che sia un nostro grido di speranza e un piccolo appunto
per cambiare ciò che dev' essere cambiato. Scrivitelo per te, o
commenta quì, sul blog...dopotutto
libertà è partecipazione.
Viva l'Italia che...

lunedì 14 marzo 2011

O partigiano, portami via

Oggi è morto un Partigiano.
E' morto un eroe, è morto un pezzo di storia d'Italia.
Un pezzo della Nostra storia.
I Partigiani sono pietre preziose sempre più rare,
né d'oro n'è d'argento...
Il loro valore è quello della libertà e della sua difesa con la vita.
Un amore profondo per la Democrazia,
per la nostra Terra e per i suoi figli.
Un Partigiano è un dono per tutti. E' nostro amico e nostro amore per sempre.
A lui dobbiamo una libertà che nemmeno Dio ha mai avuto la forza di donarci: quella di vivere in un paese democratico.
"e questo è il fiore del partigiano morto per la libertà"
Facciamo in modo che i Partigiani non muoiano più, ma che anzi rinascano in noi, nei nostri figli e nelle nostre teste.

Caro Pistola...Bella ciao

sabato 12 marzo 2011

Salta il reattore, ma non i piani del regime

Il governo giapponese ha confermato l’esplosione del reattore 1 della centrale di Fukushima. Il portavoce di governo, Yukio Edano, ha invitato la popolazione a restare calma e ha fatto sapere che “il livello di radiazioni viene monitorato con attenzione” anche se ha ammesso che la situazione diventa sempre piu’ critica.

Il nostro governo invece, tramite quella specie di rospo del capogruppo Pdl Cicchitto, continua a sostenere il nucleare dicendo che l' incidente giapponese non cambierà la linea del governo. Anche quell' ipocrita cattolico leccaculo voltafaccia di Pier Ferdinando Casini si è detto “ancora favorevole” al nucleare "a meno che non lo voglia Dio"(questo potrebbe non essere vero). “Vorrei che il Governo dopo tante declamazioni passasse dalle parole ai fatti” (pure!), ha auspicato il leader dell’Udc. “Naturalmente il problema del Giappone è molto più complesso”, ha osservato. Si, perché il giapponese non lo capisce nessuno e alcuni politici del parlamento non sanno neanche dove stà nella cartina. Il leader della Lega Bossi, a chi gli chiedeva sui fatti del Giappone ha risposto: stiamo lavorando perché i giapponesi non arrivino sulle coste di Lampedusa" (questo potrebbe non essere vero).

A questi politici mezze seghe risponde pacatamente il geologo Mario Tozzi: “Sono degli irresponsabili. Parlassero di meno e studiassero di più. C’è da rimanere allibiti. Questi politici fanno finta di esser dei teorici di fisica nucleare. Non hanno nemmeno la decenza di usare la cautela che in situazioni come questa dovrebbe essere d’obbligo”. Secondo il conduttore di “Gaia, il pianeta che vive” (che tornerà in onda su Rai Tre a partire dal 31 marzo) le bugie più macroscopiche della lobby pro-atomo sono due: la sicurezza e l’economicità di questa fonte di energia, che la tragedia giapponese le sta drammaticamente mettendo a nudo. “Le centrali nucleari giapponesi – spiega Tozzi – sono state costruite per sopportare un terremoto di 8,5 gradi della scala Richter. Poi cos’è successo? E’ arrivato un sisma di 8,9 e le strutture non hanno retto”. Le centrali italiane saranno costruite per resistere a delle scosse di circa 7,1 gradi, ma, come sostiene Tozzi, “chi ci assicura che un giorno non arriverà un sisma più potente?”. Nessuno, solo Dio e Casini. Inoltre il disastro giapponese è avvenuto nel paese tecnologicamente più avanzato del mondo. A Tokio infatti è radicata una seria cultura del rischio che è frutto di una profonda conoscenza di questi fenomeni. “Con quale faccia i vari Cicchitto ci vengono a vendere l’idea che in Italia, in caso di terremoto, le cose possano andare meglio che in Giappone? Il terremoto dell’Aquila se si fosse verificato in Giappone non avrebbe provocato neanche la caduta di un cornicione. Da noi ha causato 300 morti. Chi può credere alle farneticazioni sulla sicurezza del nucleare italiano?”, chiede sarcasticamente Tozzi. E’ vero che l’incidente nucleare è più raro, ma è altrettanto vero che è mille volte più pericoloso. E il caso giapponese, secondo Tozzi, è da manuale: “Se a una centrale gli si rompe il sistema di raffreddamento diventa esattamente come un’enorme bomba atomica.

E poi c’è la questione della presunta economicità dell’energia prodotta dall’atomo. “I vari politici e presunti esperti – argomenta Tozzi – si riempono la bocca dicendo che il kilowattora prodotto dall’atomo è più economico di quello prodotto dalle altre fonti. Ma non è vero. Sapremo quanto costa realmente solo quando avremo reso inattivo il primo chilogrammo di scorie radioattive prodotto dalle centrali. E cioè fra 30mila anni”. Secondo il giornalista, la lobby che vuole il ritorno del nucleare propaganda la sua convenienza economica senza tenere conto dell’esternalità, e cioè dei costi aggiuntivi che ne fanno lievitare il prezzo. Che vanno dallo smaltimento delle scorie (problema che nessun paese al mondo ha ancora risolto definitivamente) ai costi sociali ed economici di un eventuale incidente. “Sono soldi che i nuclearisti non conteggiano – dice Tozzi – perché sono costi che ricadranno sui cittadini e sulle generazioni future”.

Nota personale:
Ultimamente in Italia si è riacceso il dibattito dopo che il regime mafioso e corrotto di Berlusconi ha auspicato la costruzione di reattori nucleari, usando impianti giudicati di 2°-3° mano, tecnologie già usate e abbandonate da altre nazioni quali Francia e paesi dell'Est. Insomma è probabile che faremo centrali nucleari "all'italiana", col timbro dei cannoli siciliani e la faccia di Apicella come marchio.
Il regime sta facendo di tutto per portarci nella melma del nucleare, per esempio con quel bel Forum sul nucleare, talmente fazioso e antidemocratico da far si che il suo spot da migliaia di euro, sia stato ritirato. Ce la sta mettendo tutta tagliando le gambe all'unico e davvero UNICO settore economico italiano in grandissima crescita quale quello delle energie rinnovabili, tramite il bastardo decreto Romani.
E' facile pensare che questo sia l'ennesimo inganno di quel puttaniere di Berlusconi che arricchirà di miliardi di euro qualche suo amico che lavora nel nucleare o direttamente l'amica Mafia, senza che queste centrali vedano mai la luce...Dopotutto dopo il ponte sullo stretto, le varie autostrade, per non parlare di ospedali, stadi ecc; di esempi di grandi opere con enormi finanziamenti (poi scomparsi) e mai finite, l'Italia ne è piena. E probabilmente le ideali centrali nucleari di Berlusconi faranno la stessa fine: verranno costruite e non entreranno mai in funzione (e ce lo auguriamo). Il problema è che le pagheremo noi, mentre loro non pagheranno mai nulla per i loro errori. come sempre è stato e come sempre sarà in questo fottutissimo bel Pae
se. E questi soldi verranno buttati, come giornalmente vengono buttati migliaia di NOSTRI euro, che invece di essere investiti su scuole, Università, ospedali , enti pubblici che ne hanno bisogno; vanno alle puttane di Berlusconi e alle mignotte che lucidano il pene finto e i denti nuovi di Berlusconi.
Ma questa è una fiaba che, (per citare "Le luci della centrale elettrica") racconteremo ai figli che non avremo.

Fonti: pezzi da Il Fatto
e da Ecquo

venerdì 11 marzo 2011

I 150 anni della prima Repubblica

"Il ddl costituzionale contiene la separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, l'estensione della responsabilità civile del giudice, nonché due Csm separati, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica”
.
“Riforma della magistratura: divisione tra ruolo
del P.M. e del magistrato, responsabilità del CSM nei confronti del parlamento”

Che differenza c’è fra i due virgolettati qui sopra?
A livello dei contenuti nessuna, direbbe chiunque sappia leggere.
La differenza sta però nel contesto di cui queste frasi fanno parte.
La prima è estratta dall’articolo di oggi , 10/03/11, di Repubblica sulla Riforma della giustizia. Un semplice riassunto dei punti salienti della proposta di riforma costituzionale presentata dal governo.
La seconda è copiaincollata dalla pagina di wikipedia sul Piano di rinascita democratica, progetto essenziale del programma della P2, che consisteva in un assorbimento degli apparati democratici della società italiana dentro le spire di un autoritarismo legale che avrebbe avuto al suo centro l'informazione.
Questa nuova, ulteriore mossa del Governo, altro non è che un ulteriore tassello di questa “rinascita democratica “, che, ideata dalla loggia massonica durante la prima repubblica, ha visto e sta vendendo una sua sempre più piena realizzazione nell’era berlusconiana:
Con la nascita di due partiti dai contorni sfocati e privi di un valido substrato ideologico come il PD e il PDL, con la bicamerale, con il controllo dei media, di cui siamo sempre più ignare e mansuete vittime.
Tutto avvenuto. Tutto presente nel documento sequestrato nel 1981 alla figlia di Gelli.
Tutto coincide cosi bene, che lo stesso Gelli , con un candore quasi bambinesco, ha dichiarato nel 2008 a Repubblica
«Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa. Tutto nel piano di Rinascita, che preveggenza, è finita proprio come dicevo io».
E allora mi domando: come si puo prescindere da tutto questo nelle infinite analisi sul quindicennio berlusconiano, con tutti lì ad elogiare, nonostante tutto, le capacità imprenditoriali e mediatiche del premier?
A me sembra solo uno spettacolo da teatro dei burattini, in cui un Berlusconi, non sospetto in tempi non sospetti, è stato istruito e dotato dei mezzi necessari (magari anche facendo saltare in aria qualche pezzo di autostrada!), per passare cosi indisturbato il filtro di tangentopoli, e perpetuare una tradizione reazionaria che una guerra partigiana e una costituente non sono riusciti a cancellare.
E allora mi domando ancora, retoricamente forse: il fascismo in Italia è mai veramente finito?
Se si va indietro nella storia possiamo leggere che Gelli, cosi come Francesco Cosentino, l’effettivo stesore del “piano di rinascita democratica”, hanno avuto un’”infanzia” fascista: il primo aderendo direttamente alla repubblica di Salò, il secondo figlio di padre e a sua volta Fascista.
Un rigurgito nero, subdolo, e potente sopravvisse alla caduta del regime, più pericoloso, dell’ottusa violenza di ultra sedicenti fascisti, e si dipana, e insozza e si dimena senza sosta durante tutta la nostra storia repubblicana, e si reincarna nei volti perbene di imprenditori sbarbati, e si nasconde e muta e si dice democratico, liberale, popolare, penetra nelle parole e le svuota.
Ma l’analisi giornalistica, servile e prostrata, non ricostruisce mai le storie, non intreccia i fili, non presta orecchio alle corrispondenze, ma ci tartassa di fatti, continui e contrastanti, e ci abbaglia e ci fa dimenticare.
Di fronte a questo stagno politico, immobile e asfittico da 60, ma forse anche 150 anni, non ho altro da aggiungere se non questo:
¡ Que se vayan todos!
Ambra
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giovedì 10 marzo 2011

La muraglia...verde

L'avanzare del deserto del Gobi minaccia una delle più grandi civiltà del mondo. Colpa, la sua diretta responsabilità alle maggiori modificazioni ambientali dell'Asia. La soluzione è la più intelligente: piantare milioni di alberi. Si modifica un habitat martoriato dal deserto per farlo "rifiorire" e salvare la vicina Pechino dall'avanzata delle dune. Peccato sia necessario deviare 24 fiumi per farlo. Come dire, si salva un ecosistema per distruggerne un'altro... E' comunque una buona lezione per l'occidente che continua a progettare centrali nucleari e a carbone mentre già Puglia, Calabria, Sicilia e tantissime altre piccole aree d' Italia (per non parlare di Spagna e Grecia), presentano evidenti segni di desertificazione. Voglio proprio vedere Berlusconi che promette:
"pianteremo 100 mila alberi in Sicilia, la metà sul ponte!"

PECHINO - La Grande Muraglia non basta più. Oggi solo una foresta può salvare la capitale della Cina. Non un bosco qualsiasi: contro il deserto serve la selva più vasta dell'Asia. È una missione senza precedenti, ai limiti delle possibilità della natura e dell'uomo. In qualsiasi altro Paese del mondo si sarebbe trasferita la capitale.
Come è avvenuto in Kazakhstan. Miliardi risparmiati e un'incertezza in meno. Ma la Cina è un altro mondo, oggi ha bisogno di storiche sfide e poi Pechino è Pechino. È una millenaria ed eterna città, il simbolo della patria, animata da 23 milioni di persone. Per questo nessun cinese si è stupito, ieri, leggendo sul "Quotidiano del Popolo" che il governo ha varato un'impresa destinata ad entrare nella storia del mondo: piantare trecento milioni di alberi nella regione dell'Hebei, a nord e a ovest della capitale, lungo il confine con la Mongolia Interna, per arrestare l'avanzata della sabbia dal deserto del Gobi.
La titanica impresa è stata battezzata "Grande Muraglia Verde" e mira a far crescere una nuova foresta di 250 mila chilometri quadrati di superficie. Le dune, alte fino a duecento metri, avanzano di venti metri all'anno: una velocità tripla rispetto alla media del secolo precedente. Dal 1990, sabbia, siccità e cemento hanno distrutto 135 mila chilometri quadrati di macchia. La bomba-albero non punta dunque solo a proteggere la Città Proibita dalle tempeste dei deserti: verrà fatta esplodere
anche contro il cambiamento del clima e l'avvelenamento dell'aria. Che Pechino scelga la natura per tentare di ricostruire un equilibrio infranto, nel nome della crescita economica ad ogni costo, è una buona notizia per tutti. Resta da dimostrare che il bosco di Stato resista. Gli scienziati sono prudenti. I tremila membri del parlamento manifestano invece ottimismo. Al punto da approvare con un applauso non obbligatorio l'annuncio del premier Wen Jiabao: 7 miliardi di euro per riforestare il fronte nord della nazione. Betulle e pioppi, assieme a faggi e abeti, sono solo l'inizio dell'ultima battaglia di Pechino. Per garantire l'irrigazione iniziale delle piante, nei prossimi anni saranno deviati anche ventiquattro fiumi, a partire dal Fiume Giallo.

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martedì 8 marzo 2011

Roberta fin da giovanissima coltiva la passione per il cinema, la musica, le arti. Come tante sue coetanee. Finito il liceo a Milano, ne vuole fare un lavoro. Studia, s’impegna, si specializza in documentari e inizia a lavorare poco più che ventenne per una casa di produzione come figura junior. Inizia anche a soffrire, si scontra con un mondo di adulti che non le aprono certo le porte. La sua capa arriva a dirle a muso duro: “Vuoi diventare una executive producer? Vuoi fare il mio lavoro? Peccato che non ce la farai mai, perché tu non hai il carattere, non sarai mai in grado!”
Roberta vorrebbe sprofondare sotto la coltre delle sue paure ma qualcosa le dice che no, non deve credere a quelle parole piene di sfiducia. Anche se la notte, certe volte, non riesce a dormire per la paura. Nessuno le spiega come migliorare nel lavoro: se fa bene è scontato, se fa male deve pagare a caro prezzo i suoi errori. Ma vuole diventare una professionista e decide di buttarsi nel buio: si licenzia per fare la producer come free lance. Pazza.
Un giorno, sfogliando le pagine de L’Internazionale, legge la storia di un principe indiano e sente click dentro. Si emoziona, la rilegge, rimane stregata. È la vicenda del rampollo di una famiglia reale che decide di fare coming out pubblicamente. Dopo questa scelta – a dir poco coraggiosa in un’India ancora intrisa di pregiudizi – viene letteralmente diseredato e diventa uno dei più importanti attivisti per i diritti civili dei gay nel suo Paese. È il suo coraggio a muovere il cuore di Roberta e non solo il suo cuore, perché decide di raccontare la sua storia con le immagini, documentare la sua battaglia contro il pregiudizio.
E i soldi? All’inizio pensa di chiederli in famiglia. Ma dopo essersi licenziata, l’ultima cosa che il papà ha intenzione di fare, è finanziarla per andare a conoscere un principe indiano. Roberta lo capisce, ci pensa e ripensa, prova mille strade, finché un giorno il suo migliore amico, con uno slancio che solo il legame sincero fra due giovani può avere, le dice: ti aiuto io. D’altronde sognano da sempre di mostrare al mondo quello che i loro occhi di ventiquattrenni vedono.
Roberta scrive al principe e lui le risponde. Dopo un mese è su un aereo verso l’India. Parte insieme a Stella – sua cara amica regista di documentari – e un operatore. Esperienza fortissima. Roberta riesce a instaurare col principe un rapporto umano meraviglioso e in virtù di questo, lui le apre le porte del suo cuore, mostrandole sia la sua attività pubblica che la vita privata, senza filtri, senza interruzioni. È proprio un principe azzurro.
Una volta rientrata in Italia con un buon trailer, inizia a cercare un produttore per realizzare il lungometraggio. Il feedback generale è positivo, ma nessuno sembra avere i soldi. Perché in Italia i documentari non si guardano, perchè c’è la crisi, perchè bla bla bla. Roberta non si arrende, cerca finanziamenti incessantemente, da privati, istituti, chiunque possa dare un contributo. Per un lungo anno è una sequela di no. A un certo punto però il vento gira in suo favore, la perseveranza la premia, si fa avanti un produttore, e riesce a incontrare Imma Battaglia – da sempre impegnata per i diritti dei gay – che crede nel progetto. E le riprese in India iniziano a ottobre del 2011!
Roberta ha realizzato il suo sogno. “Sono stati tantissimi i momenti di sconforto – dice - e tanti quelli in cui mollavo il colpo e dicevo ‘forse non lo devo fare e basta’ ma duravano pochissimo, perché poi naturalmente emergeva in me un desiderio enorme di portare a termine questo lavoro, verso il quale ho iniziato anche a sentire un senso di missione. Ormai è un patto tra me e il principe, io voglio che come me molte altre persone siano grate a lui per quello che sta facendo per i diritti civili e per la lotta contro l’HIV in un Paese come l’India”.
In questo percorso alla scoperta di una “via umana” di usare il proprio talento, Roberta non è stata con le mani in mano. A dispetto di quello che le disse un giorno la sua ex capa, è diventata un’affermata producer di videoclip musicali, tra i quali l’ultimo dei Negramaro, un vero successo.
“E’ l’estremo valore che diamo a tutto ciò che facciamo, a partire dalle persone che collaborano con noi, che ci fa ottenere risultati non mediocri – dice col sorriso – È questo tipo di valore che voglio portare avanti, a prescindere che sia il mio documentario, il videoclip dei Negramaro, un video di moda o un format televisivo”.

Da Il Fatto

Buon 8 Marzo a tutt*
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Amore Donna
(Pablo Neruda)


Donna, avrei voluto essere tuo figlio,
per berti il latte dai seni
come da una sorgente,
per guardarti e sentirti al mio fianco
e averti nel riso d'oro e nella voce di cristallo.
Per sentirti nelle mie vene come Dio nei fiumi
e adorarti nelle tristi ossa di polvere e di calce,
perché il tu essere passasse senza pena al mio fianco
e uscisse nella strofa, puro d'ogni male.
Come saprei amarti, donna,
come saprei amarti, amarti
come nessuno seppe mai!
Morire e amarti ancor più.
ancor più amarti, di più.
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