mercoledì 6 aprile 2011

Dalle fogne al parlamento

Quando la merda getta la maschera...



Presentato al Senato un ddl costituzionale per l'abolizione della norma transitoria che vieta la "riorganizzazione del disciolto partito fascista". Firmatari: il senatore del Pdl Cristano De Eccher (Pdl), cofirmatari i senatori del Pdl Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bornacin, Achille Totaro e il senatore Fli Egidio Digilio, che dopo un colloquio con il vicepresidente del suo gruppo Italo Bocchino ha deciso di ritirare la firma.

Il disegno di legge lascia "esterrefatto" anche Renato Schifani. Da ambienti vicini alla presidenza del Senato si è appreso oggi che è rimasto sorpreso dalla notizia della presentazione del ddl costituzionale che, qualora diventasse legge dello Stato, non porrebbe più divieti alla "riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista". Il presidente dell'assembl
ea di Palazzo Madama, pur nel rispetto delle loro prerogative costituzionali, auspicherebbe che i firmatari della proposta possano rivedere la loro iniziativa.Toni aspri anche in una nota del portavoce dell'Italia dei valori Leoluca Orlando: "Fascisti, avete gettato la maschera! Il Pdl sarà costretto a ritirare questa indegna proposta di legge, ma avrà mandato un segnale inquietante ed eversivo agli squadristi che lo sostengono. Ormai è allarme rosso per la democrazia".
De Eccher invece non commenta, anzi non parla proprio con i giornalisti "per principio". Il primo firmatario del disegno di legge, discendente di nobile famiglia trentina legata al Sacro Romano Impero e responsabile da giovane a Trento del gruppo di Avanguardia Nazionale, fu indagato da Gerardo D'Ambrosio per la strage di piazza Fontana. Mentre lascia la commissione Istruzione del Senato gli viene chesto se intende accogliere l'invito di Schifani a ritirarlo, si limita a rispondere: "Siccome non l'ho ricevuto in forma diretta..." e se ne va.

In seguito arriva una nota in cui i firmatari del disegno di legge difendono la loro iniziativa: "Nessuna battaglia ideologica" ma invece la v olontà di rendere coerente l'ordinamento che ha abolito i reati di opinione, ponendo fine a una norma costituzionale che il legislatore costituente stesso ha previsto come 'divieto temporaneo'. "Nessuno di noi - scrivono - ha mai pensato di avviare una battaglia di tipo ideologico fuori dal tempo e dalla storia. Il nostro ddl, infatti, si prefigge di intervenire su una norma transitoria che per sua stessa natura era quindi destinata, secondo la volontà dei padri costituenti, a valere per un tempo limitato. L'intendimento è semplicemente quello di intervenire su reati di opinione, tra l'altro non più attua

li, in conformità a quanto già proposto da tanti parlamentari liberali e antifascisti in tempi nei quali le passioni ideologiche erano assai più vive di oggi".

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